Lo definirono il silenzio più irripetibile della storia del calcio. Un silenzio di duecentomila persone spacca i timpani e chiude la gola. Fu più di una partita di calcio, fu una tragedia che uccise diverse persone. 09.12 17:22 – Che partita stasera al Curi! Esordisce in nazionale a 24 anni, il 31 maggio 1992, nella partita Italia-Portogallo (0-0) valevole per la prima edizione della U.S. A livello giovanile la Sampdoria ha conquistato complessivamente 5 titoli di campione nazionale nelle varie categorie (Primavera, Allievi, Ragazzi e De Martino), oltre a vari altri titoli nazionali e internazionali, sia ufficiali sia amichevoli. Scarpe e divise ufficiali delle principali squadre di calcio, per i veri appassionati che tornano in campo. Tutti fuoriclasse con i quali a fine partita ci si scambiava la maglia e ci si stringeva la mano, nonostante in campo fosse una battaglia dura ma leale. 1929 – A fine campionato rinuncia a disputare il campionato successivo iscrivendosi ai campionati U.L.I.C. Un innesto che va a rinforzare ulteriormente una rosa competitiva grazie alla sua esperienza acquisita in campionati di serie C1 (dove ha vestito la maglia del San Marino, Pavia e Rimini) e C2 (dove ha esordito col Rimini), ma anche in serie B con Rimini, Gubbio, Triestina e Parma.
Grazie anche a Mauro che ci e’ venuto a trovare ed incoraggiare. Il ritorno è decisivo: al Matusa, l’11 giugno 2006, i padroni di casa vincono di misura, grazie a una rete di Marco Martini, subentrato all’infortunato Ciro Ginestra, e conquistano la prima storica promozione in Serie B. Nella Coppa Italia di categoria, invece, fu eliminata in semifinale dai campioni del Gallipoli. Infatti uno che intorno ai vent’anni ha marcato Batistuta, Van Basten, Skuravi, Ronaldo, Mancini, Ravanelli, Vialli, Boksic; uno che ha incrociato i tacchetti con Casiraghi, Zidane, Del Piero; uno che ha avuto come allenatori Ventura, Prandelli e Mazzone; uno che ha sfiorato la finale di Coppa Uefa con il Cagliari, lo lasci parlare e lo ascolti perché di lui ti puoi fidare. Mi venne chiesto di provvedere all’organizzazione, forse perché non ho mai nascosto la passione per il calcio. Se la loro passione era più forte di tutte le piogge della terra, i brasiliani quell’anno avrebbero di sicuro conquistato la Coppa del Mondo”. Fu Friaca a portare in vantaggio i brasiliani al 47’. Ma Il grande Juan Alberto Pepe Schiaffino, detto il Dio del pallone, pareggiò i conti per l’Uruguay al 66’. A quel punto il Brasile con il pareggio sarebbe stato ugualmente Campione del Mondo.
IL MIGLIOR ALLENATORE: Beppe Maisano, che mi ha insegnato tutto nel mondo del calcio, mi ha portato lui alla Genova Calcio, mi ha insegnato a non accontentarsi mai, mi ha insegnato la professionalità nei dilettanti. Il Brasile dei Mondiali del 1950 era una nazione umile in cui il calcio, impastato di umanità, si praticava con poche risorse economiche. Un pomeriggio mentre guardavo palleggiare dei ragazzini pieni d’estro su un campo di terriccio, venne giù il temporale più violento che mi avesse mai bagnato. Tutto iniziò in un campo di un oratorio, precisamente a Settala. Eppure, in tutto quel cataclisma, i ragazzini non avevano smesso di giocare. Tempi di tutto rispetto per i primi classificati di Coppa Lazio : Zazza , Fiorentini , Giovannetti , Scarfone , Carbone , Bottega , Corai , Trovarelli , David . Il Brasile è uno di quei posti in cui il calcio è ragione di vita, in cui un trionfo in Coppa del Mondo basta per far dimenticare povertà e disgrazie. Le squadre che si sono qualificati per questo evento calcistico premiere sono tutte nuove maglie uniformi sportive, ed i fan sono ansiosi di rappresentare le loro squadre con l’acquisto dei nuovi disegni di Coppa del Mondo ..
Quante cose ci perderemmo se vincesse il mondo chiuso? Queste sono le parole che il grande scrittore Osvaldo Soriano gli attribuisce in uno splendido racconto-intervista pubblicato il 16 luglio del 1972 nel supplemento culturale del giornale La Opinión: “Loro per quella sera avevano preparato il carnevale più grosso del mondo e se l’erano rovinato. Sì. Giocammo a Genova e prima della partita scambiammo due parole sul fatto che eravamo entrambi marchigiani e quasi conterranei. C’era il calcio bailado, fatto con stracci e fantasia. Il calcio era come l’amore, non costava nulla. Come potenza fisica ricordo Boksic: forte, tecnico ed imponente era una sfida marcarlo. Dal punto di vista tecnico Van Baste e Ronaldo sono stati due fenomeni che mi onoro di aver marcato. Uruguay due. Brasile uno. In Brasile quel giorno piansero tutti. Il Brasile era un paese povero ma anche felice, in cui da mattina a sera per le strade si vedevano frotte di bambini giocare allegri e accontentarsi del poco che avevano. Fin lì aveva dominato tutte le partite e tutti i tifosi brasiliani erano sicuri che il Brasile avrebbe stravinto anche l’ultima gara. Il minuto della partita che paralizzò tutti i tifosi brasiliani fu il 79’: la grande ala uruguagia Alcides Edgardo Ghiggia si involò sulla destra saltando il suo diretto avversario.
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