vintage chinese sign on dark wooden background In cambio, molti intellettuali di sinistra squalificano il calcio perché castra le masse e devia la loro energia rivoluzionaria. Perché avrebbe dovuto scegliere qualcosa di diverso? Non è la prima volta che lo sport entra in carcere ma qui è diverso perchè i ragazzi hanno preso l’impegno. Prima i nostri dirigenti lo capiranno, prima il nostro calcio si risolleverà e tornerà ad essere leader in Europa e nel mondo. I Bears sono stati anche la prima squadra a trasmettere le partite alla radio. Sono sicuro che mi avrebbero cacciato, se nel frattempo non avessi fatto comodo alla squadra di hockey su ghiaccio. E tutti nel giro di dieci minuti. Nel 1936 passò alla carriera di baseball professionistico, diventando un arbitro nella American League. Indipendentemente dalla taglia, le maglie da calcio professionistiche sono cambiate in modo significativo nel corso degli anni. Un uomo devoto che era devoto alla sua fede e alla sua famiglia, Halas si astenne dal fumare o dall’indulgere nell’alcool, eppure quelli a lui associati lo conoscevano come uno degli uomini più sboccati che avessero mai incontrato. Questa vittoria conquistata nel nome del Duce è sorta appunto dal popolo, dalla folla, dalla grande, generosa folla italiana. In una delle corrispondenze dall’Argentina durante il Mundial del ‘78, l’inviato del Corriere della sera Paolo Bugialli scrisse: “Non possono essere tutti fascisti, o poliziotti travestiti, quanti, sentendoti parlare italiano, ti fermano per la strada (non è raro: la metà degli argentini sono d’origine italiana), e ti chiedono di dove sei, chi sei, e quando sanno che sei giornalista ti chiedono, quasi implorando: Per favore dite la verità.

2001 Il fascismo dette molto al calcio degli Anni Trenta. Il primo gemellaggio (9 gennaio 1977) nato tra gruppi ultras nel mondo è quello (tutt’ora molto consolidato) tra le tifoserie del Lanerossi Vicenza e del Pescara. Tutto ciò era riscontrabile nei cori spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei, nell’abbigliamento, nella simbologia riproposta dagli striscioni e dagli stessi nomi dei gruppi. Le voci oltre la porta proseguivano, adesso erano quasi dei lamenti, come lacrime di vitelli, mentre chissà come e per quale via giunse il canto di Mercedes Sosa a ricordare che nell’ora del naufragio e dell’oscurità ti salverà qualcuno perché tu possa cantare. In una conversazione con Sandro Veronesi (La matematica del gol, 2007), Edoardo Nesi sosteneva: “Senti: io ti posso dire perché tifavo per l’Argentina nel ’78 e perché mi sembrava una squadra straordinaria. Perché i giocatori, il loro aspetto e il modo in cui giocavano in campo, erano la cosa più lontana dai colonnelli che ci potesse essere: le zazzere tenute in quel modo e chiaramente poco lavate; i baffoni; i riccioli di Tarantini; i capelli lunghi sulle spalle di Kempes e di Luque. E mi sembrava che l’essenza di quella squadra fosse, in assoluto, la vera forma di protesta contro l’Argentina di quei tempi. Per questo mi piaceva”.

E sembrava naturale, molto piemontese, molto alpino, che gli azzurri non avessero un pulmino per fare il chilometro fra l’albergo e il campo, e che non ci fosse un servizio di lavanderia negli spogliatoi, che ognuno badasse a se stesso facendosi portare il bagaglio dai tifosi. L’albergo aveva un piccolo dehor cintato da siepi di mirto attorno a cui stavano i tifosi e i curiosi, ma senza disturbare. A quel punto i tifosi liguri cominciarono a cantare “Napoli, Napoli”, entusiasti per la salvezza ormai a portata di mano, e grati ai volutamente immobili difensori partenopei. Realizzate dai top brand come adidas, Nike, Puma, Kappa e Macron, queste maglie uniscono materiali di alta qualità, traspiranti e leggeri, per garantire comfort e prestazioni elevate in ogni momento. Che tu preferisca scendere in campo o fare il tifo dagli spalti, le nostre magliette ti offriranno comfort e traspirabilità. Il mondiale in un campo di concentramento è una di queste idee. Era che non sapeva si potessero avere altre idee.

Era quella modestia naturale in una città dove il legno era ancora dominante, di legno i banchi del mercato e delle scuole su cui generazioni di alunni avevano scavato canyon meravigliosi con i colori della valle di Giosafat e del Mar Morto, blu scuro, argentei, violacei. Nel salire verso il campo, lungo il corridoio attraversato spalla a spalla con Piola, e Combi, e Ferrari, e Monti, ai calciatori sudamericani parve di sentir giungere un lamento da una delle finestre laterali. A fine partita mi venne rubato il cappello dalla folla che a Parigi invase il campo, i giornali raccontarono che la polizia lo aveva ritrovato e me lo aveva restituito. Per via dello stesso istinto che aveva in campo, Mario Kempes si arrampicò, si sporse e riferì che oltre i vetri a lui pareva ci fosse qualcosa di sospetto. D’altronde quando i partigiani bresciani trovarono Eraldo Monzeglio a Salò dopo la fuga del Duce, non pensarono per un minuto a fucilarlo. Monzeglio era stato a lungo accanto a Mussolini, era maestro di tennis dei figli, giocava spesso con il Duce, ma i partigiani dissero che un campione del mondo non poteva essere toccato. “Non sapevo delle atrocità che la giunta militare stava commettendo”, dichiarò Tarantini, “gli argentini sapevano dei desaparecidos ma guardavamo dall’altra parte.