Del resto, il mondo del calcio occidentale si sente in debito con i Paesi del Golfo. Squadre provenienti da piccoli paesi hanno anche loro problemi. Anche la stagione 1985-1986 vide l’utilizzo di due versioni della maglia per le gare casalinghe, sebbene il loro design fosse stato oggetto di un effettivo restyling, favorito da un nuovo avvicendamento di sponsor tecnico. Anche il design della meglia fu riconfermato per la stagione 1989-1990, tute da calcio a poco prezzo annata che sancì la conquista del secondo scudetto napoletano. In seguito alla vittoria della Coppa Italia 1975-1976, le jersey dell’annata 1976-1977, che rispecchiavano il medesimo design appena descritto, furono caratterizzate dalla presenza della coccarda distintiva della squadra detentrice del trofeo. 1987-1988. In particolare, la maglia di tale stagione, in virtù dei successi in campionato e in Coppa Italia ottenuti l’anno precedente, era caratterizzata dalla presenza della patch dello Scudetto e di quella della Coppa Italia: la prima era cucita sul lato sinistro, mentre la seconda era cucita a destra, al di sotto del logo dello sponsor tecnico; il logo del club, invece, era collocato sulla manica destra della casacca.

La stagione 2001-2002, nonostante la presenza di diversi giocatori navigati d’esperienza con un passato di livello, e cioè il portiere Daniele Balli, la coppia di centrali Andrea Bellini-Bianchini, il regista Pierpaolo Bisoli e gli ex centravanti viola Francesco Baiano e Giacomo Banchelli, che costituiscono l’asse portante titolare, dopo tre stagioni consecutive fra i cadetti, la Pistoiese farà ritorno in Serie C1. L’allora sponsor tecnico aveva realizzato una nuova divisa per le gare casalinghe che, dal punto di vista cromatico, si distaccava decisamente dal passato: la tradizionale coppia di colori composta da azzurro e bianco era stata sostituita dall’inedito accostamento azzurro e blu scuro. La terza divisa è un completo nero con inserti azzurri su scollo, spalle e maniche. La divisa del girone di ritorno, dunque, prevedeva maglia azzurra – con scollo a “V” dotato di colletto, logo del club e main sponsor in bianco, logo dello sponsor tecnico dei tre colori propri del brand – calzoncini bianchi e calzettoni azzurri. Antonio Juliano nella stagione 1965-1966 e Ottavio Bianchi con la casacca in uso a fine anni sessanta.

Sulle maglie era nuovamente cucito lo scudetto tricolore sovrastato dalla scritta ITALIA, il tutto bordato in oro come lo stemma introdotto negli anni cinquanta, a cui vennero talvolta aggiunte, esternamente e al di sopra dell’insieme, le tre stelle dei mondiali vinti (in altri casi invece le stelle furono posizionate lontano dallo stemma, sulla manica destra). Sabato l’assalto al pullman del Boca non è stato opera di passanti innervositi dal saluto poco carino di Gago o da ragazzini un po’ sopra alle righe: è stato un agguato studiato a tavolino dai Borrachos del Tablon, maglia manchester city 2025 la Barra del River Plate. Torniamo in Argentina e dopo il River citiamo anche i rivali del Boca. Intorno alla fine degli anni quaranta, il club cominciò ad adottare anche divise che differivano sensibilmente da questo format, ormai divenuto tradizionale: per le stagioni 1947-1948 e 1949-1950, ad esempio, furono scelte delle maglie confezionate con un colletto classico, sempre, di tessuto bianco.

Durante un ampio arco temporale, che va dalla seconda metà degli anni venti ai primi anni del secondo dopoguerra, la maglia del Napoli fu contraddistinta da uno specifico e costante design. Ammessa al nuovo Campionato Interregionale – Seconda Categoria. Nella notte del 24 aprile 2014 la Suprema Corte di Cassazione ha confermato le responsabilità dei sei imputati e dell’azienda, ma ha ordinato un nuovo processo d’appello per ridefinire le pene. Sul finire del decennio, nondimeno, fu ripreso il tipico design dei decenni passati: lo scollo a “V” in tessuto bianco, dunque, tornò nuovamente in auge; non fu lo stesso, però, per il colore di polisini o risvolti delle maniche, realizzati, questa volta, in azzurro. Tre furono le varianti del maglia home realizzate per il campionato 1990-1991, sebbene l’ormai classico design di base fosse il medesimo delle ultime annate del decennio precedente. Per la stagione vera e propria, invece, vennero realizzate tre tipologie di maglia per le gare casalinghe, identiche nel design a quella dell’annata precedente (tinta unita, scollo a “V” e colletto), ma che differivano tra loro per le caratteristiche dei materiali utilizzati: oltre alla versione in maglina, infatti, furono realizzate due versioni della casacca in raso, una lucida e l’altra opaca.