Partiamo dall’inizio. Il PSV è stato fondato dall’azienda Philips per consentire ai suoi dipendenti di giocare a calcio. La Salernitana, che aveva già reso note diverse difficoltà economiche, si ritrovò quindi a gestire un monte ingaggi sproporzionato per la categoria. Negli ultimi 90′ della stagione, nonostante la disastrosa sconfitta interna patita per mano dell’Udinese (0-4), i Granata ottengono una clamorosa salvezza in virtù della mancata vittoria dei sardi (0-0) sul campo del già retrocesso Venezia. Per l’occasione, la Salernitana riscattò all’asta fallimentare i beni immateriali del club precedente, tra cui i segni distintivi, cari alla tifoseria di fede granata. La scelta del nome, dei colori sociali (il blu-granata presente, con il giallo, nel gonfalone cittadino di Salerno), così come la rinuncia al tradizionale logo dell’ippocampo, furono dovute a questioni di diritto industriale: tali beni immateriali appartenevano ancora ad Antonio Lombardi, che ne deteneva la proprietà attraverso l’ente Energy Power. Questa scelta portò al mancato rinnovo di Leonardo Menichini e all’ingaggio del tecnico cetarese Vincenzo Torrente.

I risultati sono però ancora mediocri e il tecnico viene esonerato alla 24° giornata dopo la sconfitta casalinga per 1-3 contro l’Empoli. A guidare la squadra fino all’ultima giornata sarà Stefano Colantuono, il quale però non può fare nulla per impedire la retrocessione in Serie B, accaduta a seguito della sconfitta contro il Frosinone per 3-0 alla 34° giornata; il pareggio all’ultima giornata per 3-3 a San Siro contro il Milan serve soltanto a far finire la squadra con 17 punti totalizzati. Questo marchio tecnologico è stato la chiave per la prima partita di calcio trasmessa in televisione nei Paesi Bassi anni dopo: PSV Eindhoven contro E.V.V. Si tratta di un aperto riferimento al calcio rinascimentale, che in Italia, già negli anni 1870 e 1880, con una forzatura, si volle vedere come il progenitore del calcio moderno. Col Lecce ormai matematicamente relegato ai play-off e l’Empoli già promosso in massima serie, il 10 maggio 2021, la Salernitana si presentò per giocare l’ultimo turno di campionato allo Stadio Adriatico di Pescara, dove già nel 1991 e nel 1996 aveva perso, rispettivamente, la permanenza in Serie B e la promozione in Serie A. Mentre la diretta rivale per il secondo posto (il Monza) crollava inaspettatamente in casa col Brescia, il rigore di Anderson e le marcature di Casasola e Tutino spianavano alla squadra di Salerno la strada per la promozione in Serie A, dopo 22 stagioni di assenza.

Alla guida tecnica viene confermato il tecnico marchigiano Fabrizio Castori, già artefice della promozione granata e alla sua seconda stagione in A dopo quella del 2015-2016 con il Carpi. Queste premesse spianarono ai granata la strada verso la seconda promozione consecutiva. I Ferro sono una famiglia originaria di Frattamaggiore in Campania, e trasferita a Campobasso nell’aprile 1943 dove apre il Molino di Corso Bucci, distrutto nella seconda guerra mondiale e fermo per tre anni. La stagione successiva per il neopresidente Michele Lodi fu inizialmente di grande entusiasmo, portando a Mantova l’esperto allenatore Sala e giocatori del calibro di Alberto Quadri e Luciano. L’ex allenatore delle giovanili della Lazio portò la Salernitana a stabilire un nuovo record di imbattibilità: 23 risultati utili di fila, interrotti dall’1-0 patito sul campo del Campobasso, uno in più dei 22 registrati nella stagione 1992-93, sotto la guida tecnica di Giuliano Sonzogni. Ci sono 25 000 spettatori, record assoluto di presenze, i quali assistono alla famosa papera di Giuliano Sarti che, in avvio di ripresa, si lascia scappare un facile tiro di Beniamino Di Giacomo. Nella Deloitte Football Money League sono considerate le entrate dei club per gli incontri casalinghi, i diritti di trasmissione e le fonti commerciali, con l’esclusione delle commissioni di trasferimento dei calciatori/allenatore, l’IVA e altre imposte relative alle vendite.

Un’altra caratteristica distintiva è la scritta “Social Club Institution” sul colletto interno, a simboleggiare la costante dedizione del club alle questioni sociali. Tenendo fede a una particolare costante degli anni precedenti, l’allenatore uscente non fu confermato e la squadra fu affidata a Fabrizio Castori. Sfumato ormai l’obiettivo della promozione diretta, il tecnico tarantino si prefisse con la società il raggiungimento degli spareggi promozione. Nel turno di semifinale degli spareggi, la Salernitana non andò oltre l’1-1 in casa con l’Alessandria, ma riuscì a ribaltare il risultato in Piemonte, vincendo 1-3 in rimonta. In questa stagione la squadra si toglie molte soddisfazioni, tra cui il pareggio in casa della Juventus (2-2) dopo aver condotto per 0-2 fino agli ultimi minuti, un altro sempre in casa del Napoli (futuro campione d’Italia) per 1-1, e la vittoria in casa della Lazio per 1-3. Si segnala un cambio a stagione in corso riguardo gli allenatori, crea maglie calcio con Davide Nicola che viene esonerato in favore di Paulo Sousa. Per la prima volta nella sua storia il club dell’Ippocampo ottiene così la permanenza in massima serie. Storia Storia del club · S.S.

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