a. calcio Chi non conosce il codice del calcio non capisce il “significato” delle sue parole (i passaggi) né il senso del suo discorso (un insieme di passaggi). Infatti le “parole” del linguaggio del calcio si formano esattamente come le parole del linguaggio scritto-parlato. Esso ha tutte le caratteristiche fondamentali del linguaggio per eccellenza, quello che noi ci poniamo subito come termine di confronto, ossia il linguaggio scritto-parlato. Il catenaccio e la triangolazione (che Brera chiama geometria) è un calcio di prosa: esso è infatti basato sulla sintassi, ossia sul gioco collettivo e organizzato: cioè sull’esecuzione ragionata del codice. I cifratori di questo linguaggio sono i giocatori, noi, sugli spalti, siamo i decifratori: in comune dunque possediamo un codice. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. E un sogno (che ho visto realizzato solo nei Maghi del pallone da Franco Franchi, che, sia pure a livello brado, è riuscito a essere perfettamente onirico). Come sparsa dal cielo, la voce del capo del governo incitava gli atleti attraverso gli altoparlanti lungo le strade a essere tenaci, cavallereschi, ardimentosi. Ebbene, anche per la lingua del calcio si possono fare distinzioni del genere: anche il calcio possiede dei sottocodici, dal momento in cui, da puramente strumentale, diventa espressivo.

Penso, inoltre, che si potrebbe anche scrivere un bel saggio intitolato Propp applicato al calcio: perché, naturalmente, come ogni lingua, il calcio ha il suo momento puramente “strumentale” rigidamente e astrattamente regolato dal codice, e il suo momento “espressivo”. In questo momento lo è Savoldi. Ma un gol di Garrincha è un momento eterno. Ed il pagamento è sempre al momento del ritiro della merce. Esse si formano attraverso la cosiddetta “doppia articolazione” ossia attraverso le infinite combinazioni dei “fonemi”: che sono, in italiano, le 21 lettere dell’alfabeto. Questi scrittori hanno saputo presentare il calcio per quello che veramente è, ossia una forma d’arte popolare. In questi autori c’è una naturalezza, una semplicità che manca del tutto negli scrittori europei. Fra tutti i linguaggi che si parlano in un Paese, anche i più gergali e ostici, c’è un terreno comune: che è la “cultura” di quel Paese: la sua attualità storica. Almeno a prima vista, perché a ben guardare c’è il marchio adidas tono tu tono e in materiale catarifrangente in alto a destra sopra il taschino. Prima partita alla fase finale di un europeo di calcio per l’Islanda e contro il Portogallo la scelta è quella obbligata di usare la divisa di riserva bianca con strisciatura rossoblu.

Scelta la tua divisa di gioco, puoi scegliere tra i nostri calzettoni quelli che maggiormente ti piacciono nei colori della tua squadra. I nostri o i vostri? Un gruppo di facinorosi, appartenenti agli ultras metelliani, armati di cinghie e oggetti contundenti, ha invaso il terreno di gioco, raggiungendo il settore occupato dai sostenitori reggini, scagliando oggetti e fumogeni all’indirizzo delle forze di polizia e dei tifosi avversari e tentando di venire a contatto con i sostenitori della compagine calabrese. Le infinite possibilità di combinazione dei “podemi” formano le “parole calcistiche”: e l’insieme delle “parole calcistiche” forma un discorso, roma maglia regolato da vere e proprie norme sintattiche. Lui stesso si dedicò al calcio per tutta la vita: ogni occasione era opportuna per praticare il suo gioco preferito, soprattutto sui campetti delle periferie romane e non, negli intervalli di lavorazione dei suoi film o appena aveva tempo disponibile. Repucom ha pubblicato un report nel quale dimostra come, negli ultimi 20 anni, i marchi adidas, Nike e Puma hanno preso oltre quasi la totalità delle forniture di maglie delle nazionali lasciando le briciole alla concorrenza: solo Joma, Umbro, Erreà e Macron con una squadra a testa.

Uno fra gli italiani dei più anziani, Serantoni Pietro, aveva quel giorno un alluce rotto ma lo confessò solo anni dopo al prete del paese. Nasce dall’esigenza di creare un punto di riferimento e di ritrovo per tutti gli appassionati e gli sportivi d’Italia: un centro d’eccellenza nel quale si possa rivivere la storia dello sport più amato al mondo e riscoprirne i veri valori. Lavoravo con mio padre in uno stabilimento che fabbricava pezzi per gli aeroplani, in un villaggio vicino Mosca. Il Museo del calcio internazionale® è una raccolta unica di oltre 2.000 pezzi originali che raccontano la storia del calcio dagli inizi del Novecento. Se, entro i limiti consentiti, si può immaginare nel calcio una cosa sublime, è proprio questa. Che infatti, nel loro intellettualismo, hanno sempre snobbato il calcio». Attraverso “Golf per la vita” coloro che frequentano alcuni centri diurni di Milano (ma non solo, due sono anche di comuni limitrofi) ogni settimana passano qualche ora a esercitarsi nel golf: “Durante l’inverno abbiamo delle strutture che permettono di praticare all’interno dei centri, mentre in primavera e quando il tempo lo permette andiamo sui campi. Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul “Corriere della Sera”: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti.